LA TORCIA OLIMPICA TRA DESIGN E CURIOSITÀ

È uno dei simboli più amati delle Olimpiadi. Ecco la storia della torcia olimpica. Da Berlino 1936 a Pechino 2022.
Ci siamo. Dal 4 al 20 febbraio 2022 tutti gli occhi del mondo saranno puntati su Pechino per la XXIV edizione delle Olimpiadi invernali, i giochi olimpici dedicati agli sport su ghiaccio e neve. Un momento atteso con impazienza da tutto lo studio Delineo che per gli sport di montagna ha firmato tanti progetti. Proprio per questo abbiamo pensato di dare un benvenuto speciale alla nuova edizione delle Olimpiadi invernali, ripercorrendo la storia di uno dei suoi simboli più amati: la torcia olimpica. Il mezzo con cui viene trasportata la fiamma olimpica dal luogo di accensione alla città dove hanno luogo i Giochi.

Quando nasce la torcia olimpica
Qualche mese prima dell’apertura dei Giochi Olimpici, una fiamma viene accesa a Olimpia, la città greca dove si svolgevano le antiche Olimpiadi. Da lì la fiamma, custodita all’interno di una torcia, comincia il suo viaggio verso il Paese ospitante i Giochi, attraverso una staffetta che coinvolge migliaia di persone (i cosiddetti tedofori).
Per tutta la durata della staffetta, la fiamma annuncia l’arrivo dei Giochi Olimpici, comunicando un messaggio di unità tra i popoli. La staffetta si conclude con l’apertura delle Olimpiadi, quando l’ultimo tedoforo accende il calderone con la fiamma olimpica. Braciere che rimarrà acceso per tutta la durata delle gare.
Spettacolare ed emozionante, la staffetta olimpica non nasce però durante le antiche Olimpiadi greche, ma in tempi relativamente recenti. E a idearla non sono i greci, ma i tedeschi.
Già, la staffetta della torcia olimpica viene introdotta dalla Germania nazista, in occasione dei Giochi estivi del 1936. Il viaggio della fiaccola, partito da Olimpia, arrivò a Berlino passando per Atene, Sofia, Belgrado, Budapest, Vienna e Praga. E coinvolse ben 3.331 tedofori. Un evento con cui la Germania nazista intendeva mostrare la sua supremazia agli occhi del mondo.
Da allora in ogni edizione dei Giochi la fiamma olimpica è portata nella città ospitante le Olimpiadi, coinvolgendo nelle staffetta anche personaggi illustri dello sport, dello spettacolo e della cultura. Però, se all’inizio la staffetta veniva effettuata interamente a piedi, nel corso degli anni per il trasporto della fiaccola sono stati utilizzati i più vari sistemi di trasporto: dagli aerei ai paracaduti, dai cavalli alle gondole.
La torcia olimpica è progettata per ogni edizione dalla Nazione dove hanno luogo i Giochi.
La torcia olimpica nei Giochi invernali
Se nelle Olimpiadi estive il primo appuntamento postbellico con la staffetta della torcia è a Londra nel 1948, le Olimpiadi invernali dovranno invece aspettare i Giochi di Oslo del 1952. Anche se, in quell’occasione, la fiamma non era propriamente olimpica. L’obiettivo di quella staffetta era, infatti, celebrare le origini dello sci. Per questo l’accensione della fiamma non avvenne a Olimpia, ma a Morgedal, cittadina norvegese nella regione del Telemark, culla dello slalom e del salto con gli sci.
La prima volta che la fiamma viene accesa a Olimpia durante i Giochi invernali è, invece, in occasione di Innsbruck 1964. Per trasportare la fiamma olimpica, vennero progettate due lampade di sicurezza d’argento con un tempo di combustione di 22 ore.
Come dicevamo, la fiaccola olimpica non è stata sempre trasportata a piedi. Non sono mancate performance più spettacolari e luoghi insoliti. Per esempio, a Lillehammer 1994 dove la torcia passò tra due paracadutisti sopra la città tedesca di Grefrath. Oppure in gondola a Venezia durante i Giochi di Torino 2006. O ancora, a Sochi 2014 dove fu portata da tre sub a 13 metri di profondità nel lago Baikal. Senza contare l’epico viaggio nello spazio, sempre in occasione delle Olimpiadi di Sochi 2014 (in quel caso la torcia era spenta, però).

Il design delle torce dei Giochi Olimpici invernali
Le Olimpiadi sono una grande vetrina per il Paese ospitante, lo sappiamo bene. Una vetrina che trova uno dei suoi strumenti di comunicazione più importanti proprio nella torcia olimpica. Per questo raccontare la storia della torcia olimpica significa anche raccontare la storia del suo design.
Negli anni si sono susseguiti i progetti più diversi, alcuni non particolarmente memorabili, altri invece molto curati nel design e interessanti da un punto di vista tecnico.
Tra le torce olimpiche più belle dei Giochi invernali, merita una menzione la fiaccola in legno e metallo di Lillehammer 1994. Una torcia dal design essenziale, secondo il tipico stile scandinavo. Il manico in legno di betulla simboleggiava la natura norvegese, la lama in metallo la modernità e la tradizione. La forma allungata della torcia era studiata per essere in armonia con il tedoforo.
Una delle torce più particolari delle Olimpiadi invernali è, invece, quella di Salt Lake City 2002. Simile a una stalattite, la fiaccola era realizzata in vetro, rame e metallo argentato. Il corpo argentato della torcia richiamava i paesaggi ghiacciati dell’America dell’Ovest. La superficie aveva una doppia finitura – invecchiata nella parte centrale e lucidata nella parte bassa – per raccontare l’incontro tra passato e modernità.
Anche i materiali usati avevano ognuno un significato: il vetro rappresentava l’inverno e il ghiaccio, l’argento invecchiato il vecchio West, l’argento brillante la velocità degli atleti, il rame la storia dello Utah.
Il primato della torcia olimpica più bella spetta, però, all’Italia con il progetto firmato da Pininfarina per Torino 2006. Realizzata con una tecnologia con sistema di combustione interno, la fiamma non usciva dalla cima, ma circondava il corpo della torcia, creando la sensazione che il metallo stesse prendendo fuoco. A ispirare la forma, la punta dello sci e il monumento icona di Torino: la Mole Antonelliana.
Una torcia dal design pulito ed elegante. Non sorprende che abbia ottenuto il premio “Lorenzo il Magnifico”, il più importante premio della Biennale di Arte Contemporanea di Firenze.
La torcia olimpica più “allegra” è, invece, quella di PyeongChang 2018. O almeno, così doveva essere nelle intenzioni del suo designer Young Se Kim. Sì, perché l’obiettivo dichiarato del progetto era quello di trasmettere buonumore.
Non solo sorrisi, però. La fiaccola di Young Se Kim è un progetto interessante anche da un punto di vista tecnico. Il suo design permetteva, infatti, alla fiamma di resistere ai venti forti e alle nevicate. Quando il vento soffiava verso la fiamma, si creava un tunnel d’aria in grado di fornire più ossigeno alla torcia. Mentre un foro nella parte inferiore consentiva all’acqua di defluire sul fondo, così che la fiamma continuasse a bruciare anche in caso di pioggia o neve.
La torcia olimpica di Pechino 2022
Flying, questo è il nome della torcia progettata in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2022, richiama nella forma una pergamena arrotolata. Un grande nastro svolazzante che comunica dinamismo e vitalità. A ispirare le sue linee tortuose sono le piste da sci e il monumento simbolo della Cina: la Grande Muraglia.
I colori – il rosso e l’argento – sono metafora del fuoco e del ghiaccio, a sottolineare come la fiaccola olimpica debba portare “luce e calore al mondo di ghiaccio e neve”.
Curiosità locali
Sempre per rimanere in tema, se cercate un posto dove mangiare a Cortina d’Ampezzo, segnatevi questo nome: ristorante pizzeria Al Passetto. Troverete ad accogliervi una meravigliosa collezione di fiaccole, protagoniste dei diversi Giochi Olimpici Invernali che si sono svolti nei corsi degli anni.

La torcia delle Alpiniadi
Non possiamo concludere il nostro viaggio nella storia della fiaccola senza parlarvi della torcia progettata da Delineo in occasione delle Alpiniadi, la manifestazione organizzata dall’Associazione Nazionale Alpini.
Il design della fiaccola racchiude gli ideali e i valori dell’Alpino, rileggendo i simboli della tradizione alpina ma con uno sguardo contemporaneo grazie all’applicazioni dei classici principi di design di prodotto. Il progetto si basa sull’interpretazione di due elementi fondamentali: l’impugnatura e il parafiamma, ai quali è stata data un’anima essenziale, ma espressiva. Tutti i materiali utilizzati sono naturali, ecologici e completamente riciclabili.
